È proprio vero, non c'è più rispetto per i re. Arrivano i giovani e li detronizzano senza rispetto. E' successo con
Myspace scalzato da Facebook, è successo a
Nokia per merito di Apple ed adesso è successo per lo storico New York Times.
Il giornale, detto la "Vecchia signora in grigio", è un pezzo di storia del giornalismo, essendo stato fondato nel 1851. Fino a ieri, oltre ad essere un pezzo grosso della carta stampata, era anche il sito di notizie più visitato degli Stati Uniti.
Era. Perchè da oggi il re è un altro.
Il nuovo re si chiama Huffington Post.
Huffington Post vs New York Times
È un segno dei tempi che cambiano. Ai tempi della carta stampata superare un concorrente, cambiare i trend di mercato era un operazione lenta. Ai tempi di internet, con l'
evoluzionismo digitale, i tempi si accelerano, è un po' come se si schiacciasse il tasto Avanti Veloce su videoregistratore (o più adatto ai tempi sul Blue Ray Player).
Basta una idea geniale, una moda, ed i trend possono cambiare molto velocemente. Come si più vedere nel grafico l'incremento repentino dell'Huffington Post, il primo rappresentante dei nuovi media.
Huffington Post, HuffPo per gli amici,
è un blog nato 5 anni fa dalla giornalista
Arianna Huffington, diventata grazie alla sua creatura una delle donne più potenti degli Stati Uniti.
Arianna Huffington
Il fatto che Huffington Post sia nato come blog ed effettivamente adesso sia ancora un blog, anzi un superblog, la dice lunga sui gusti degli utenti e sul fatto che preferiscano un tipo di informazione diversa.
Ma cosa si intende per superblog? La formula prevede un giornalisti pagati (attualmente i dipendenti del sito di news sono una novantina) ed un grandissimo numero di blogger (circa 9 mila) che scrivono a titolo gratuito per ottenere visibilità.
Fra i blogger ci sono state personalità di assoluto rilievo come Barack Obama, Hillary Clinton, Michael Moore.
Huffington Post divenne molto popolare durante l'ultima campagna presidenziale statunitense, che come noto fu la prima a sfruttare veramente internet e la sua crescita è stata tanto veloce in pochi anni da arrivare a superare quindi lo storico New York Times. E l'ha fatto diventare una preda appetitosa,
tanto che AOL a febbraio ha sborsato oltre 300 milioni di dollari per aggiudicarselo.
Una montagna di soldi!
Fra le caratteristiche del superblog, ce ne sono due che mi hanno colpito. Una innovativa ed un'altra paleolitica.
Ogni articolo ha due titoli. Durante i primi minuti di pubblicazione, vengono pubblicati alternativamente e quello che risulta più gradito dagli utenti diventa quello definitivo, in modo da catalizzare più click.
L'altra è una pratica antica, preistorica, molto cara ai giornali di casa nostra. Ovvero non pagare i collaboratori. Come detto Huffington Post ha catalizzato tantissimi soldi, visto a quanto è stato venduto. Ma tutti i guadagni rimangono ai vertici e non vengono distribuiti ai collaboratori. Questo ha fatto nascere molti malumori, tanto che ad aprile è stato chiamato in causa da migliaia di blogger non retribuiti. Arianna Huffington ha commentato le giuste richieste di compensi in modo sprezzante, affermando che scrivere per HuffPo è come una ospitata in televisione, serve ad avere visibilità. La domanda che mi faccio è una ed è semplice. Ma se faccio il giornalista e non vengo pagato nemmeno in uno dei più grandi siti di notizie del mondo, dove posso pensare di prendere lo stipendio? Dal giornalino di quartiere?
L'ultima nota è per il New York Times. È vero che è stato superato, però a sua difesa c'è da dire una cosa. Da marzo parte dei contenuti sono a pagamento. E comunque ha retto bene malgrado tutto.