Dalla fine degli anni '90, con lo sviluppo di internet ed il superamento della massa critica di utenti, è nato il fenomeno dell'accaparramento dei domini, noto anche con il nome di
cybersquatting. Vennero registrati centinaia di migliaia di nomi di dominio, su nomi generici, marchi, nomi di persona.
Il fenomeno avvenne in Italia e all'estero. Nei primi anni del decennio fece molto scalpore
Nicola Grauso. Adesso il nome è sconoscito ai più, ma allora era molto conosciuto, in quanto fondatore di VideoOnLine, il primo provider italiano a diffusione nazionale (anni dopo venne venduto per debiti a Telecom Italia, e divenne Tin.it). Grauso divenne ancora più noto per essersi accaparrato la bellezza di
500 mila (CINQUECENTOMILA) domini sia sul suffisso .it che su .com e .org.
Il motivo era evidente, nel momento in cui qualche soggetto avesse avuto bisogno di un certo dominio, lo avrebbe venduto lui a prezzo maggiorato. Questa azione ebbe il pregio di costringere la politica italiana ad interessarsi della grande rete. Grauso aveva registrato migliaia di nomi e cognomi famosi fra cui quelli di parecchi politici. Fra cui quello di un sottosegretario, che infastidito dal fatto che il proprio nome fosse già in uso, invece che venire a patti con Grauso, fece una interrogazione parlamentare e promosse una legge contro il cybersquatting. In effetti il
conflitto di interessi e le leggi ad personam hanno una lunga storia.
Grauso alla fine fu costretto a vendere a prezzo di costo i domini .it, costretto dalla legge, e vendette a prezzo di realizzo (come da lui dichiarato) anche i com e gli org. Ed uscì dalla grande scena di internet.
Anche negli USA nacque una legge analoga, ed anche l'ICANN stabilì un regolamento per limitare il fenomeno, per lo meno sui marchi ed i nomi di persona.
Questo ha limitato, ma non ha ucciso il cybersquatting. La battaglia si è spostata sui nomi generici. Con
passaggi di mano milionari per i pezzi da 90, quasi fossero calciatori.
E di pochi giorni fa la notizia del nuovo passaggio di proprietà di
sex.com, che con 13 milioni di dollari, si conferma il dominio più costoso della storia ed anche forse il più travagliato. La sua storia è costellata di tribunali, furti e passaggi di proprietà. Venne registrato per la prima volta nel 1994 da
Gary Kremen, che lo registrò, prevedendo l'esplosione di internet e del sesso on line. Questo dominio gli venne sottratto con un
fax falso da
Steven Cohen, che ovviamente venne denunciato. Nel 2000 il tribunale riassegnò a Kremen il dominio con
65 milioni di dollari di risarcimento e Cohen venne arrestrato latitante in Messico.
Dalla vicenda nacque un libro dal nome, ovviamente,
sex.com.
Nel 2006 il dominio venne venduto per
14 milioni di dollari, per essere rivenduto all'asta, per effetto della crisi ed il fallimento della società proprietaria, pochi giorni fa a
13 milioni.
Se si fa una ricerca su google con "
Most expensive domain", escono fuori varie liste milionarie. Non ho trovato in effetti una lista ufficiali dei più costosi passaggi di proprietà. Ci sono nomi che appaiono in alcune liste ed in altre no, le cifre non sembrano essere molto precise. Però il succo che traspare è che nomi come
sex, porn, toys, beer, casino, poker, insure, slots, diamond, vodka, games, fund siano stati venduti per milioni di dollari. Con rumors che danno
poker.com venduto per
27 milioni di dollari.
Tutti questi soldi mi fanno pensare tanto al mercato del pallone di qualche anno fa, con le famose
plusvalenze. I calciatori, come i domini, venivano ogni volta rivenduti ad un prezzo più alto e c'era chi li comprava perchè tanto sapeva che lo avrebbe potuto rivendere guadagnandoci. Stesso giochino è avvenuto negli USA con il
mercato immobiliare e i sub-prime. Tutto funziona bene, fino a che il meccanismo non si inceppa, a quel punto perdite a tutto spiano e crisi profonda. La storia è nota, ma a quanto pare l'umana stupidità rende immuni agli insegnamenti della storia.
Fatto sta che, anche per i domini, i più costosi vengono venduti spesso, perchè le società si sommergono di debiti.
Io sono dell'opinione, che è impensabile comprare un dominio, un semplice nome, per milioni di dollari. Se dietro al nome non c'è nulla. Se c'è un marchio, come Google, come Facebook, il valore c'è eccome, però dopo averlo comprato bisogna anche saperlo valorizzare e mantenere. Adesso su sex.com, c'è la tipica pagina dei domini in vendita, con un po' di pubblicità. Chi ci entra per caso, può bookmarkarlo e tornarci? Assolutamente no. Ho provato a cercare su google la parola sex, e
nelle prime tre pagine sex.com non esce. Il che vuol dire che ti perdi il 95% delle persone che digitano quella parola chiave.
Se hai un dominio con una buona parola chiave, ma poi non ci lavori e non crei un servizio che dia valore aggiunto, allora hai speso soldi inutilmente. Senza qualcosa di vero dietro al dominio, è impossibile che aumenti il pagerank, che ti permetta di essere linkato da centinaia di altri siti e quindi che ti permetta di aumentare la tua rilevanza sui motori di ricerca. Occorre sia la tecnica che il marketing.
La dimostrazione di questo la si ha anche andando a guardare chi sono ora e chi sono stati in passato i dominatori della rete: Microsoft, Google, Facebook, YouTube, MySpace, Twitter, Second Life, Wikipedia, Yahoo, Altavista, Geocities. Possiamo allungare la lista a piacere, ma il risultato non cambia,
nessuno di questi prima di nascere era una parola chiave rilevante, prima. Ora lo è, ma perchè è stato creato un
marchio di successo dietro ad ognuno di questi nomi.
Per avere successo ci vuole un'idea e saperla realizzare (o anche copiare come dimostra la storia di Microsoft, Apple e tanti altri), non avere un dominio.
Neanche gli dei possono nulla contro la stupidità umana. (
Friedrich Schiller)
P.s.: da questo aforisma si ispira
Neanche gli dei di
Isaac Asimov. Un libro che consiglio a tutti. Anche se con internet e il cybersquatting non c'entra nulla. :-)