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Domande e risposte sulla Local Search


Una intervista doppia con Luca Bove e Alessio Moretto sulla Local Search.
Da poche settimane è stato rilasciato un corso in italiano sulla Local Search ad opera del team di Local Strategy. Essendo un argomento, la Local Search, che mi interessa molto, ho usato la scusa dell'intervista per sentire il parere di +Luca Bove e di +Alessio Moretto sull'argomento. Che ringrazio caldamente per aver avuto la pazienza di rispondere a tutte le mie domande.

Cosa sai della local search?
E tu cosa ne sai della local search?

1. Prima di iniziare a parlare del tuo corso sulla Local Search, ci spieghi in poche parole che cosa è la Local Search, per chi legge e non sa cosa è?
+Luca Bove: Cerco di semplificare: è la ricerca, con il vincolo di cercare solo in una specifica località oppure nei dintorni di dove mi trovo in questo momento.
In alcuni casi è così importante che alcuni motori di ricerca avanzati (ad esempio Google) capiscono quando una query ha intenti locali e restituisce direttamente risultati geolocalizzati anche senza che noi esplicitiamo la località.
Questa è quindi la local search, la search con dei vincoli geografici espliciti oppure impliciti. La parte più evidente sono i risultati provenienti da Google Maps, ma non sono gli unici.

2. Perché la Local Search è così importante da aver deciso di realizzare un corso?
+Luca Bove: Me ne occupo del 2007, e ho visto un interesse crescente da parte delle aziende piccole e grandi. E anche tanta confusione. Crescente pure questa, anche per colpa di Google e degli altri attori in gioco.
Inoltre nel suo complesso la geolocalizzazione (di cui la local search è una parte importante) è uno dei trend del momento, e tutti i big player vogliono partecipare al banchetto (ecco ad esempio una previsione autorevole di Vincenzo Cosenza in merito ai social media I trend dei social media per il 2014)
Inoltre le modifiche in questo settore sono continue e non sempre lineari. Avevo questo progetto in testa da un sacco di tempo. Alla fine considerando il fatto che non esiste niente di simile in giro, e che c’è molto interesse mi ci sono buttato.

3. Sei l’unico autore o hanno partecipato anche altre persone all'interno del progetto Local Strategy?
+Luca Bove: Oltre ad Alessio qui (virtualmente) presente, hanno dato una mano anche altre persone, in particolare +Veronica Rizzo, +Luca Coletta e +Anna-Lisa Gabellone (quest’ultima per la parte di Adwords locale) di Im Evolution.

4. Sul sito leggo che è indicato a consulenti ed agenzia di webmarketing. Significa che i diretti interessati della local search, gli imprenditori, sono fuori dal target di questo corso?
+Alessio Moretto: No, il corso ha un taglio pratico e semplice, è stato pensato e realizzato per essere adatto a tutti, sia ai consulenti che agli imprenditori che vogliono promuoversi online. Un consulente di webmarketing può ovviamente trarne il massimo beneficio imparando e approfondendo la local search e vendendo poi i servizi collegati.
Anche l’imprenditore che ha poca esperienza con il web può utilizzare i consigli e le guide per migliorare la propria presenza online. Sono presenti dei tecnicismi che richiedono un esperto ma anche l’imprenditore può adoperarsi per migliorare la propria presenza nelle mappe, ottimizzando ad esempio le varie schede.
+Luca Bove: È rivolto anche agli store manager, direttori di hotel ed altre figure che operano nel marketing aziendale e vogliono migliorare l’esperienza dei propri clienti o vogliono portare più clienti nei loro negozi.

5. Ho letto su Google+ che hai pubblicato anche una parte del corso come ebook su Amazon. Ci dici l’indirizzo e quali aspetti copre?
+Alessio Moretto: L’ebook, Local Search Marketing, lo puoi trovare su amazon. L’ebook parla della local search, introducendo l’argomento e spiegando perché è utile all'utente e al business. Offre diversi spunti e può già aiutare un’azienda nella promozione locale. Alcune cose, anche le più banali, sfuggono molte volte all'utente che si trova in difficoltà o non comprende il motivo per cui Google mostri in un certo modo i risultati, nell'ebook vengono affrontati anche questi argomenti.
+Luca Bove: L'ebook si concentra più sugli elementi strategici, sul perché un esercizio commerciale deve prendere in considerazione queste tattiche nel suo piano marketing. La parte tecnica è operativa è solo accennata. Quindi non aspettatevi le tattiche da usare per il ranking local.

6. È prevista anche una versione in aula?
+Luca Bove: Si, anche, ma più in là. Faremo dei corsi completamente dedicati alla local search.
Nel frattempo parteciperò a dei corsi organizzati da altre persone che parlano complessivamente di Geo-Localizzazione e ad corsi verticali su Google Plus, curando ovviamente l’aspetto della Local Search.

7. Il corso ha il primo capitolo gratuito, che ho letto e su cui vorrei fare qualche domanda. Ma in Italia Local Search è uguale a interessarsi unicamente di Google, oppure ci sono altri motori di ricerca di cui interessarsi?
+Alessio Moretto: La stra-maggioranza del traffico arriva da Google. Poco da fare.
+Luca Bove: Lato Desktop praticamente si, anche se si sta affacciando YELP sopratutto nelle grandi città e nonostante le Pagine Gialle facciano un sacco di pubblicità per cercare di recuperare il tempo perduto.
Lato Smartphone c’è invece molto più fermento e più competizione, su iOs sono installare le Apple Maps che sono usate, Nokia Here sta investendo molto nel campo e poi ci sono i GeoLocal o GeoSocial che hanno un discreto seguito, come ad esempio FourSquare o Facebool Local (anche se quest’ultimo non considera molto il local, a giudicare del terribile tasto “Registrati” per fare il check-in).

8. Uno dei capitoli parli dei KML. Mi sono parecchio interessato a questo argomento in passato. Ne avevo parlato anche qui  Ha ancora senso curarsi dei kml? Google ha deprecato la sitemap specifica di questo tipo di file e sembra che anche dal search questo tipo di risorse siano abbastanza penalizzate. Cercando su google filetype:kml si trovano solo 900 mila risultati. Io ho un sito con oltre duecento mila kml e facendo un site: non ne trovo nemmeno uno.
+Luca Bove: Un attimo, togliamo di mezzo questa confusione che c’è (proprio come dicevo nelle prime domande :-) ). Google ha abbandonato la GeoSitemap XML, che era una sitemap XML standard con delle estensioni geografiche. È vero. Ma supporta pienamente il KML, che è anche qualcosa in più di una semplice sitemap.
Questo è ufficiale, lo ha detto una Googler a margine di un SMX del marzo 2012: .
Il Kml è diventato anche uno standard dell’Open Geospatial Consortium, quindi un linguaggio letto da tutti i GeoBrowser (del tipo Google Earth per capirci) e usato ad esempio anche da Here Maps di Nokia.
Per il resto avere dei dati strutturati secondo lo standard KML aiuta sicuramente chi legge (quindi anche i bot di Google e i suoi algoritmi) a comprendere meglio le informazioni passate e soprattutto la loro posizione geospaziale, e quindi può dare un mano al miglioramento della visibilità di chi è rappresentato in quei dati.
Quindi usare un file kml non è niente di taumaturgico, di miracoloso, è solo una possibilità in più di mandare dei segnali (geolocalizzati) a Google ed agli attori che giocano nel campo della geolocalizzazione.

9. Sono state citate alcune ricerche tutte straniere. Non hai citato ricerche italiane. Non ci sono o non valgono la pena di essere citate?
+Alessio Moretto: Non ce ne sono o sono vecchie o poco approfondite. Fare una ricerca di qualità costa risorse e tempo, difficilmente e raramente vediamo contenuti di questo genere in Italia. Nel nostro piccolo stiamo cercando di raccogliere dati e informazioni, come il test sui click dell’utente, ma il tempo richiesto è elevato e il numero di utenti sempre limitato. All'estero riescono a fare queste ricerche che tornano utili anche a noi.
+Luca Bove: Qualche dato italiano c’è comunque. Il problema è che Italia ce ne sono veramente poche, quelle poche Italiane citate nel corso le abbiamo estrapolate da ricerche più generali. Attualmente, al meglio della mia conoscenza, non ci sono ricerche specifiche sul mondo local, ancora è poco l’interesse.
Come dice Alessio ci stiamo attrezzando per farne qualcuna noi qui in Italia.

10. Quest’ultima domanda che ti ho rivolto non era disinteressata. Cosa ti piacerebbe trovare in una ricerca sullo stato del search locale italiano?
+Luca Bove: Mi piacerebbe sapere come cercano le persone, con quali insieme di strumenti, perché usano quello strumento, cosa apprezzano di più dei siti web e cosa di meno. Vorrei sapere come sono messi i siti web italiani relativi ai punti vendita. Mi piacerebbe poi sapere come interagisce l’online e offline.
In ogni caso a disposizione se ti butti a fare qualche ricerca, io ci sono.

11. La local search, la geolocalizzazione, il geomarketing sono argomenti che mi interessano molto, probabilmente di più di quanto non abbia scritto fino ad adesso. Seguo tecnicamente una directory turistica, e quindi ho modo di scontrarmi spesso con i problemi di questo tipo di entità. Leggo spesso che il settore turistico è altamente competitivo, ma siamo sicuri che sia così? Nella provincia di Rimini ci sono 2.700 hotel, sicuramente la concorrenza su hotel rimini in SERP è forte, perché una ventina di questi ha un buon consulente. Ma gli altri 2680? Hanno sito come questo http://www.hotelabcrimini.com/ e come le decine che ho recensito su Google+ con l’hashtag #DecoroWeb. La mia impressione è che il livello medio dei siti aziendali italiani, sia veramente infimo. Tu insegni a correre, ma molti dovrebbero imparare prima a camminare. Qual è la tua impressione sullo stato dei siti italiani che sarebbero interessati alla local search?
+Alessio Moretto: Disastrosa per la maggioranza. In Italia non esiste la cultura di internet ed è difficile far capire l’importanza di un sito web, figuriamoci di argomenti più di nicchia e specifici (che poi riguarda tutte le PMI e anche le grandi aziende, quindi comprende più o meno con il relativo peso tutti i business).
+Luca Bove: Hai ragione, è un macello, ma, c’è da dire che anche all'estero ci sono problemi simili, anche se in genere le maggiori dimensioni aziendali aiutano ad affrontare meglio l’ottimizzazione del sito. Certo è una magra consolazione. E lo è anche dire che è meglio per noi consulenti.
Mi sono trovato a partecipare ad un evento della CNA dove c’erano dei piccoli imprenditori ai quali manca del tutto la seppur minima idea di cosa sia la cultura digitale, non hanno idea delle opportunità che Internet può offrire loro. Alcuni dicevano che avevano iniziato a prendere in considerazione Internet da pochi mesi solo a causa (o grazie) alla crisi.
Parlo proprio di cultura digitale perché a molte organizzazioni le idee utili, a proposito del marketing digitale, arrivano con estremo ritardo, quando il treno magari è già passato.
C’è bisogno di tanta tanta informazione e di tanta cultura digitale.
Come segnale positivo vedo però un sacco di eventi in giro (ma veramente tanti, forse anche troppi) in cui si parla a vario titolo di queste cose. E’ un bene.

12. Ti aggiungo un altro elemento. Se ti dico che ho contato 120 mila domini che hanno il sito fatto da Pagine Gialle? La cui grande maggioranza è quindi un sito di 5 pagine, con template già fatti, che sono pagati circa 700 euro l’anno per stare su? In pratica c’è una torta di 84 milioni di euro l’anno che le aziende italiane pagano, affidandosi ad un brand, che aveva senso prima di internet. Tu che ne pensi? Soldi buttati?
+Alessio Moretto: Direi di si. Se proprio un’azienda vuole farsi un sito “prefabbricato” potrebbe scegliere una delle tante alternative online che offrono servizi migliori a prezzi minori.
Il link e la citazione da Pagine Gialle sono importanti per Google (è un paradosso ma è così), per cui la versione base è ancora necessario averla, ma non le altre opzioni. Con quei 700€ si possono fare molte altre cose con riscontri maggiori.
Inoltre un’azienda ha una storia, un prodotto unico e un’esperienza da raccontare. Un’azienda è unica e così dovrebbe esserlo il suo sito. Non credo si possa parlare di costi di realizzazione di un sito ma di investimenti.
+Luca Bove: Soldi buttati non so, ma certamente i proprietari dovrebbero farsi 2 conti sui risultati e valutare caso per caso. Misurare sempre e comunque tutto quello che è possibile, aiuta a prendere decisioni migliori, anche questa è cultura digitale :-) .
Le Yellow Pages, parlo in generale di tutte quelle mondiali, sono di fatto il primo esempio di Local Search, riportando nell'online quello che facevano da decenni e decenni nell'offline. Ma non si sono saputi rinnovare su Internet ed hanno perso un sacco di utilizzatori. Sono comunque in crisi.
Ora Pagine Gialle in Italia sopravvive perché è forte su Google, non credo riesca a sopravvivere da sola.
Ed ha questo abbraccio (temo mortale) con Google che sta di fatto creando il suo sistema di PagineGialle. Di certo hanno una rete commerciale potentissima.

13. Esistono tantissime directory più o meno buone dove sono elencate le aziende italiane, Pagine Gialle comprese. Cosa succede se per caso l’azienda cambia i numeri di telefono?
+Alessio Moretto: L'azienda deve accedere a tutte queste directory e modificare il numero di telefono in quanto ci troviamo di fronte ad un problema di inconsistenza dei dati, con relativa penalizzazione per quanto riguarda il local. Oltre a creare confusione agli utenti, che trovano dati diversi, questo crea confusione a Google che si trova con informazioni contrastanti. Ne ha parlato Luca in Rivendicare la scheda Google Places non basta, in cui viene spiegato il motivo per il quale non basta semplicemente rivendicare la scheda di Google+ per modificare le informazioni su Google+ Local.
Alcuni servizi online come https://getlisted.org aiutano in questo lavoro di modifica, purtroppo funziona solo in USA e per Italia non abbiamo alternative valide.
+Luca Bove: Il cambio del telefono (ma anche il cambio di indirizzo) è una tragedia in effetti, occorre fare un lavoraccio di ripulitura pazzesca che richiede molto tempo. Considerando poi che ci sono molte directory che prelevano i dati da altre fonti e non li aggiornano frequentemente e cambiare i dati è difficile davvero.
Ho avuto problemi anche in un paio di casi in cui l’attività ha solo cambiato il nome. Google si è confuso.

14. Come ho già detto seguo una directory turistica. Una volta è arrivata una bella lettera firmata e timbrata da uno studio legale che seguiva un hotel veneto. Prima ancora di mandare una mail e chiedere, avevano fatto scrivere da un avvocato. La richiesta era di cancellare una bella scheda con foto, descrizione e link dofollow, perché il loro hotel non usciva fuori primo su Google. E quindi stavano facendo scrivere da un avvocato a tutti i siti che li superavano in SERP. Che ne pensi di questa linea di azione?
+Alessio Moretto: Personalmente io proverei sempre un contatto diretto prima di partire per mani di un avvocato. In questo specifico caso la procedura va contro lo stesso interesse dell’hotel, che probabilmente era stato penalizzato. Probabilmente affidarsi ad un esperto SEO invece che ad un avvocato avrebbe risolto il problema con maggiori benefici.
Mi chiedo solo cosa abbiano fatto tutti i portali e gli aggregatori o comparatori prezzi che si sono visti questa lettera :-).
+Luca Bove: L’avvocati sono troppi in Italia e si devono inventare di tutto per giustificare la loro esistenza :-). A parte le battute, questo episodio fa capire l’enorme ignoranza in cultura digitale presente. E molte aziende invece di sforzarsi a comprendere le nuove dinamiche e a sfruttarle a loro vantaggio cercano dei cavilli per sopravvivere fino al giorno dopo :-( .

15. Nel tuo corso ovviamente parli di mappe e schede local. Io quando penso alle mappe, faccio 2+2 e penso alla geolocalizzazione. La geolocalizzazione di Google è un grandissimo servizio, di una grande complessità tecnica. Spesso sui siti gli indirizzi sono scritti in maniera pedestre, tanto che qualche anno fa scrissi un articolo su come scrivere un indirizzo per la geolocalizzazione. Ma anche quando un indirizzo è scritto a regola d’arte in alcuni casi la geolocalizzazione su Google Maps non funziona bene. In particolare per i piccoli centri o le frazioni, la geolocalizzazione è risolta a livello di comune e non a livello di indirizzo. In particolare quando si parla di una strada statale o una strada provinciale (es: SS 110, km 32.400) fallisce 99 volte su 100. Ovviamente se un potenziale cliente non trova l’indirizzo su Google Maps, potrebbe essere un problema. Cosa fare in questi casi?
+Alessio Moretto: Siamo di fronte ad un bel problema, Google Maps lavora per approssimazione e qui non possiamo farci nulla, possiamo però evitare che l’utente si trovi a dover cercare un indirizzo così generico.
Possiamo posizionare correttamente il marker nelle mappe di Google in modo da farci trovare cercando il nome, inserire nel sito web una mappa con le indicazioni stradali e invitare l’utente a cercarci tramite il nome e non tramite l’indirizzo.
Fornire indicazioni con il nome della strada e il KM è un po’ vecchio stile, possiamo aiutare l’utente in altri modi come con un sito mobile che offra anche il calcolo del percorso, così manteniamo l’utente nel nostro sito web.
+Luca Bove: Si è vero. Dobbiamo però dare atto a Google (e ai competitor locali) che questi servizi sono estremamente complessi, leggere informazioni in giro per la Rete, magare fatte a schifo e con formati differenti, poi cercare di omogeneizzarle e infine usarle non è facile.
Mi sono capitate un sacco di cose buffe, soprattutto con le abbreviazioni, mi è capitato ad esempio che una cattedrale SS non_mi_ricordo_il_nome (nel senso di Santissima) mi venisse espansa come Cattedrale Strada Statale non_mi_ricordo_il_nome :-). Blasfemo.
Inoltre non riconosce bene le frazioni dei comuni (d’altra parte nei vari documenti lui afferma di “garantire” solo fino a livello comunale e non oltre).
Poi ci sono dei nomi sfigati di esercizi commerciali, di strade o di frazioni. E li si può fare poco.
Mi ricordo sempre di un post sul forum di supporto di Google Places (quando esisteva) in cui una proprietaria di un negozio di Lingerie si lamentava perché il suo listing non appariva sulle SERP. Quando ci ha detto il comune è scappata una fragorosa risata (il comune era Troia in provincia di Foggia).
Parlando delle soluzioni, quello che si può fare è controllare bene le abbreviazioni o gli indirizzi troppo generici su Google Map Maker e renderle omogenee sul proprio sito e su tutti i siti esterni che citano il punto vendita. Fare delle ricerche sul motore verticale Google Maps con le abbreviazioni, o con gli indirizzi strani permette di prendere consapevolezza della situazione. Se presenta problemi o cattive approssimazioni abbiamo delle buone possibilità di intervento su Google Map Maker o al limite possiamo dare ulteriori informazioni sul sito cercando di migliorare l’esperienza dell’utente che si trova in quelle situazioni.

17. Nella tua esperienza di consulente, quali sono l’errore più grave e l’errore più comune che trovi nei siti interessati dalla ricerca locale?
+Alessio Moretto: L’errore principale è non avere un sito web utile all’utente. In molti siti non si trovano i servizi, non si trova la posizione, non si capisce cosa offre l’azienda e se può essermi utile. Se sorvoliamo su questa prima parte potrei dirti non avere un sito mobile. Sempre più utenti ricercano le attività da mobile, se gli si rende la navigazione complicata probabilmente non convertiranno. Se parliamo di errore puro il più grave è non avere le informazioni di contatto, nemmeno nel footer.
+Luca Bove: Quello più grave, in ambito local, è un errore generale di impostazione. È la cattiva gestione dei numeri di telefono che rappresentano l’azienda, magari ne vengono usati diversi in maniera non consapevole nella comunicazione aziendale e Google si può confondere non riuscendo a comprendere quello che rappresenta l’azienda. E quindi si possono creare schede doppie. Oppure diversi punti che condividono lo stesso numero di telefono.
Poi in alcuni settori, tipo i ristoranti, le farmacie o l’assistenza, l’errore grave è la mancanza di un sito ottimizzato per il mobile. Eppure basterebbero 4 informazioni base: dove sei di preciso, numero di telefono, orari di apertura e giorno di chiusura. E soddisfi il 90% delle domande!

18. Cosa deve fare un imprenditore che ha preso la nuova gestione di un locale che ha una cattiva reputazione su web?
+Alessio Moretto: Cercare di ripulirla con nuove recensioni ed opinioni. La maggioranza dei portali non permette di cancellare le recensioni se c’è stato un cambio di gestione, ma è possibile chiedere ai nuovi clienti nuove recensioni e a siti e blog di settore di ripassare per una nuova valutazione. Ovviamente bisogna offrire un servizio migliore.
+Luca Bove: La reputazione vale denaro e deve essere oggetto di contrattazione con il proprietario. Su alcuni siti importanti, il cambio di gestione o di proprietà permette di cancellare le vecchie recensioni e quindi di iniziare da zero.
La gestione della reputazione è comunque vitale per gli esercizi commerciali (e non solo), deve fare parte del proprio DNA, occorre istruire il personale e chiedere proattivamente recensioni ai migliori clienti. Sempre e con costanza, e non solo dopo qualche batosta.
Ovviamente do per scontato che il proprietario si comporti bene e faccia tutto il possibile per migliorare l’esperienza dei suoi clienti!

19. In Italia ci sono 38 Hotel Milano, cosa dovrebbe fare un imprenditore il cui proprio brand è un nome altamente comune o peggio una query molto competitiva con un differente significato semantico?
+Alessio Moretto: Cambiare nome :-). A parte gli scherzi questo è un grosso problema. Il nome viene spesso sottovalutato ma è alla base del branding e della crescita dell’azienda. In questo caso il pericolo più grosso è creare confusione a Google. Il nome indica una località, mentre la vera posizione è un’altra. In questo caso avere informazioni corrette e usare i rich snippet è fondamentale per far capire a Google dove si trova l’hotel e qual è invece il nome. L’albergatore potrebbe trovarsi qualche utente che pensi che l’hotel si trovi a Milano, avendo cercato [Hotel Milano] su Google ma non vedo danni per la ricerca nella località, solo un po’ di confusione.
+Luca Bove: Davvero sarebbe opportuno valutare il cambio del nome. Ci fu un intervista ad un Googler tempo fa che disse che in USA diversi business avevano ufficialmente cambiato nome esclusivamente per avere migliori performance su Google Places, visto che per loro era vitale.
Ed effettivamente se si ha la possibilità di scegliere un buon naming si riescono a fare molte cose.
L’altro giorno vedevo ad esempio che ci sono alcuni hotel in Trentino-Alto Adige in piccole località sperdute che si chiamano DOLOMITI. È stata un’ottima scelta a giudicare dai risultati nella SERP...
In questo caso usare schema.org aiuta a livello semantico. E fa capire che Milano in quel caso è il nome della struttura e non la località!

20. È utile inserire nelle pagine del sito il widget di Trip Advisor o di decine di altre directory?
+Alessio Moretto: Tendenzialmente no. Soprattutto se cominciano ad essere 5, 10 e 20 widget. C’è chi vince ed espone il badge di tripadvisor o le recensioni di tripadvisor ma questo è negativo da un certo punto di vista: sono link esterni che danno valore a questi servizi e portano via l’utente dal sito.
Piuttosto si può mettere un’immagine con un link nofollow (magari) versi i siti principali di recensioni, ma limitare i widget che pesano anche e rallentano il caricamento del sito.
+Luca Bove: Qui le valutazioni devono essere fatte per vedere se la presenza di quei widget portano qualche vantaggio in termini di miglioramento delle conversioni oppure ci fanno solo perdere visitatori. Di solito widget con nomi conosciuti, tipo TripAdvisor, ovviamente con recensioni positive, può dare maggiore fiducia al visitatore e favorire la conversione, ma come sempre, dobbiamo misurare tutto.

20. Avete altri progetti in corso?
+Alessio Moretto: Si, stiamo pensando a diversi progetti sia legati al corso, come corsi in aula o supporto live, sia a progetti esterni. Ad esempio ho da poco lanciato un ebook interamente dedicato a Google+: Google Plus per principianti e professionisti: la guida pratica.

21. Ultima domanda, perché già te ne ho fatte tante, e non mi pare il caso di fare un libro dal titolo, Domande e Risposte sulla Local Search. Arriva un finanziatore e ti mette sul piatto centomila euro per realizzare una tua idea sulla Local Search. Cosa ci faresti?
+Luca Bove: Non sarebbe male però un libro del genere :-).
Comunque nel settore stanno già investendo tanto, tantissimo. Google stesso ha fatto diverse acquisizioni di società che permettono di curare aspetti correlati, come sistemi che garantiscono con ragionevole certezza l’autenticità delle recensioni, sistemi di couponing, di offerte e programmi loyalty avanzati, sistemi di analytics online-offline, sistemi di adv sulle mappe, ecc. Molte idee quindi sono già bruciate nel senso che ci sono già diverse start-up sopra.
Ma si possono fare sopra ancora diversi progetti, soprattutto nel mondo smartphone e della mobilità, nella gestione della reputazione e nel miglioramento dell’esperienza delle persone. C’è da dire che molti nuovi sviluppi hanno barriere in ingresso molto alte, 100.000€ forse non bastano.
Personalmente sto sviluppando un sistema per una gestione ottimizzata di più punti vendita, integrando Store locator, ottimizzazione del codice in ottica Venice Update e bulk upload sui vari sistemi di geolocalizzazione, tutto in uno.


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